life hacks

Laundry day. Un giorno per riprendere il controllo della propria vita

Vi è mai capitato di rimandare un compito talmente tanto, da realizzare che è più il tempo passato a pensare di dover fare quella cosa che il tempo che quella cosa avrebbe, effettivamente, richiesto? Forse avete bisogno di un Life laundry day.

Ho incontrato per la prima volta questo concetto diversi anni fa, in un articolo del blog di Leo Babauta, Zen Habits. Ho avuto la fortuna di leggerlo in un momento in cui i miei impegni e la quantità di pensieri mi soffocavano e mi è stato di grandissimo aiuto, tanto che tutt’ora continuo a mantere questa pratica, soprattutto nei momenti in cui non vedo “la luce in fondo al tunnel” della mia to do list.

Il Laundry day è letteralmente il giorno del bucato, in cui ci si dedica a stendere, piegare, stirare, i vestiti e panni che si sono accumulati durante la settimana. Tuttavia, non sono soltanto le lavatrici ad accumularsi nelle nostre vite frenetiche, anzi. Anche se non sembra, piccole faccende, beghe burocratiche, riparazioni e manutenzioni, bollettini da pagare, e altri compiti “banali” occupano il nostro spazio mentale e ci portano via energie che potremmo utilizzare per cose più importanti e stimolanti.

Una buona soluzione per questo problema potrebbe essere quella di prendervi, periodicamente, un giorno per il laundry day della vostra vita: scrivete tutte le faccende e i compiti che dovete sbrigare e che state rimandando, siano essi brevi o più corposi, e poi dedicate un’intera giornata a portarne a termine quanti più possibile.

Gli esempi di attività che potreste fare in questo giorno sono infiniti: effettuare delle riparazioni, sistemare documenti e contabilità, fare un po’ di decluttering, effettuare la manutenzione degli elettrodomestici, pagare bollette e bollettini, fare (veramente) il bucato arretrato! Potete anche approfittare per fare un punto sulla vostra vita e sulla vostra carriera: interrogarvi sugli obiettivi futuri, fare un bilancio delle vostre finanze, pianificare con calma le attività future. Uno spazio della giornata potrebbe anche essere dedicato alle relazioni: magari è l’occasione giusta per scrivere a quell’amica lontana che non vedete da tanto o per fare quella telefonata che rimandate da un po’

Al termine di questa giornata, vi sentirete, probabilmente, sfiniti ma anche, e soprattutto, liberi e sarete pronti a riprendere la vostra vita con maggiore chiarezza e focus. Naturalmente, non tutti i problemi saranno risolti, e ci sarà ancora qualche task da completare, ma almeno avrete sciolto qualche nodo che sembrava impossibile da districare!

Scegliete voi ogni quanto avete bisogno di un laundry day: potrebbe essere un giorno a settimana, se potete ritagliarvi questo tempo, oppure una volta al mese. In ogni caso, mantenere questa buona abitudine vi aiuterà a premere ogni tanto il tasto reset e a respirare un po’ tra una corsa e l’altra.

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Acquisto consapevole · simple living

Le tre domande di mio padre per fare acquisti intelligenti

Abbiamo parlato tante volte dell’importanza del lasciar andare le cose che non ci servono più, di come scegliere cosa tenere nella nostra vita, e di come eliminare oggetti per fare spazio nelle nostre case. Tuttavia, molto spesso, la causa dell’accumularsi degli oggetti che ci appesantiscono è proprio l’acquisto compulsivo e poco meditato, fatto sulla base dell’emozione del momento o dell’offerta che sembra imperdibile. Poi, una volta arrivati a casa (o una volta arrivato il magico corriere) l’entusiasmo scompare e realizziamo che quel maglione non era poi indispensabile, quel vaso non sta così bene come pensavamo nella nostra sala e quel cappottino, anche se in saldo, è costato forse un po’ troppo.

Ragionando su questo problema, mi sono tornati alla mente tre quesiti, che mio padre, scherzando, si pone quando deve fare acquisti “extra”.

Fino a non molto tempo fa, infatti, in estate, viaggiavo con i miei genitori con il camper. Almeno una volta l’anno, facevamo un viaggio in qualche meta europea, per due o tre settimane. Sebbene durante l’anno non comprassimo poi tante cose, in viaggio, complici gli oggetti insoliti, l’artigianato tipico, lo spazio che il camper concede e il relax della vacanza, ci capitava spesso di fare un po’ di “spese pazze”. Durante queste spese, mio padre ci poneva tre semplici domande:

Ce lo possiamo permettere? La domanda si spiega da sola. Dovevamo capire se la cosa che volevamo acquistare era alla nostra portata e valeva il prezzo pattuito

Dove lo mettiamo? Nel camper ci sarebbe stato, probabilmente, posto, ma una volta tornati a casa, che fine avremmo fatto fare a quell’oggetto.

Poi c’era la domanda più divertente, ma che, con il senno di poi, era forse la più saggia: Come abbiamo fatto a farne a meno fino adesso?!!

Quando eravamo in viaggio, queste domande venivano prese più come un gioco e non sortivano di certo l’effetto sperato! Tuttavia adesso, quando sono indecisa se fare un acquisto, queste tre magiche domande mi aiutano a fare la scelta giusta e a non portare a casa qualcosa di cui mi pentirò nel giro di una settimana!

minimalismo

Non sono minimalista! Un manifesto

Probabilmente il titolo di questo post potrebbe farvi storcere il naso. Ma come? Dopo tutte le menate sul decluttering, su quanto gli oggetti rappresentino un ostacolo alla propria crescita personale, sull’ordine fisico che è riflesso dell’ordine mentale, ci dici che non sei una minimalista?

Per chiarire le motivazioni di questa affermazione, vorrei spiegarvi meglio cosa è, e soprattutto cosa non è, il minimalismo, per me.

Ho scelto di avere meno cose, ma belle. Di non accumulare troppi oggetti nella mia casa, ma di avere una casa carina e accogliente. Ho scelto di eliminare molte cose, per non dover passare il mio tempo a mettere in ordine oggetti che non uso. Ho scelto di ricordarmi, ogni giorno,  che gli oggetti devono servirmi, e non devo io servire loro.

Ciononostante alcuni oggetti mi danno gioia, li sento come un valore aggiunto, per questo scelgo di non privarmene, nonostante non siano prettamente indispensabili. Sono cose che reputo belle, che arricchiscono la mia vita, o mi danno felicità in questo momento, e, per ora, non voglio rinunciarci. Per questo, se aprite la mia cassettiera, troverete decine di candele profumate. Nella mia cucina, troverete delle teiere che uso raramente, ma mi ricordano momenti felici e mi rende felice saperle lì. Nel mio bagno troverete tanti smalti, perché, anche se non mi trucco spesso, mi rilassa tenere le mani in ordine.

Non mi sento in colpa per questo.

Per alcuni, il minimalismo è avere due bicchieri, due set di posate e due set di piatti. A me piace poter invitare le persone care a casa, senza stare a pensare a come fare per apparecchiare.

Per altri, il minimalismo è acquistare 3 jeans uguali e 10 t-shirt uguali, e, sebbene riconosca l’utilità di questo metodo per ridurre la decision fatigue, scelgo di avere magliette diverse, poche, di buona qualità e che mi stiano bene.

Così come credo che le cose debbano servire noi e non noi loro, credo anche che il minimalismo debba servire la vita di chi lo abbraccia: perseguire un ideale di mobili bianchi e mensole vuote non è utile se non vi permette di essere felici.

Avere meno cose non significa rinunciare alla bellezza e alle emozioni positive che le vostre cose, quelle che scegliete e scegliete di tenere, possono darvi in un momento della vita. Per questo ho scelto questo nome per il blog. Il minimalismo non deve essere austerità e privazione. Trovare la giusta quantità di cose che vi sono utili, liberarsi dall’attaccamento agli oggetti e dallo shopping compulsivo, preferire la qualità e la bellezza alla quantità, scegliere sempre le persone e le esperienze prima delle cose. Questo è quello che rappresenta per me il minimalismo. Il mio minimalismo. Spero, in futuro, di potervi aiutare a trovare il vostro.

decluttering · simple living

Minimalismo: 7 benefici “collaterali” quando si sceglie di possedere meno oggetti

La scelta di possedere meno oggetti, oltre a creare più spazio nelle vostre case e nella vostra vita, può portarvi anche tanti altri benefici, meno ovvi ma non per questo meno importanti. Se volete scoprire se questa è la via che fa per voi, esploriamo insieme qualche piccola motivazione che può darvi la giusta prospettiva.

Idee più chiare: lo spazio materiale è spesso il riflesso di quello mentale, e viceversa. Vivere in uno spazio più libero e ordinato aiuta a ridurre lo stress, ad avere più pace e chiarezza e a guardare le cose da una prospettiva completamente nuova e fresca.

Più tempo per ciò che conta davvero: riordinare in continuazione, cercare le cose che ci occorrono, fare la manutenzione degli oggetti e degli spazi, comprare in maniera compulsiva… tutte queste azioni ci portano via tempo e ci distraggono da quello che conta davvero: le nostre passioni, gli affetti, quello che ci rende più felici e riempie le nostre vite.

Ridurre la decision fatigue: vi è mai capitato di iniziare la giornata con tanti buoni propositi che siete riusciti a portare avanti per qualche ora, per poi trovarvi la sera spaparanzati sul divano a mangiare schifezze da asporto? La “colpa” è di quella che viene chiamata decision fatigue. Ognuno di noi infatti, ha una “dose giornaliera” di buona volontà, e ogni scelta che facciamo, anche la più banale come decidere cosa indossare, consuma un po’ la nostra riserva. Possedere meno oggetti ci aiuta ad avere meno scelte da fare e ad avere le idee chiare su quello che dobbiamo e vogliamo fare per portare avanti i nostri obiettivi.

Pulizie più facili e veloci: non vi nascondo che questo è uno dei miei effetti collaterali preferiti, nonché uno di quelli praticamente immediati! Gli spazi sgombri e ordinati sono ovviamente più facili da pulire, e si sporcano anche meno facilmente.

Minore spesa: avere meno cose vi porta a trattarle con maggiore cura. Inoltre, quando avrete l’abitudine di avere la casa ordinata e spaziosa, sarete meno portati a riempirla con altri ingombri e sceglierete con maggiore attenzione cosa accogliere nei vostri spazi

Meno pesi (in tutti i sensi) in caso di trasloco: Non per niente, uno dei momenti in cui tutti si trovano a fare decluttering è in occasione di un trasferimento o di lavori importanti in casa. In questi momenti della vita, infatti, è molto più facile mettere in discussione cosa ci serve davvero e cosa ci appesantisce e basta

Apprezzare di più quello che si ha: il minimalismo non consiste nello scegliere cosa buttare, ma cosa tenere. Quando avrete scelto di tenere le cose che più amate e più vi sono utili, sarete certi che quello che possedete ha un vero significato o uno scopo!

decluttering · Senza categoria

Decluttering: 5 cose di cui liberarvi subito!

La scorsa settimana abbiamo ricominciato a parlare di decluttering e ho annunciato che avrei condiviso con voi qualche piccolo trucchetto e suggerimento per non rendere questa attività troppo stressante. Une delle cose che amo di più fare, quando sento di aver bisogno di alleggerire un po’ i miei spazi,  è iniziare dalle cose semplici, eliminando oggetti di cui nessuno sentirà la mancanza. Eccovi quindi 5 cose che potete eliminare fin da subito senza troppi pensieri:

Cosmetici scaduti: per legge, tutte le creme, i prodotti cosmetici e della cura della persona presentano, sulla confezione, il PAO (period after opening, periodo dopo l’apertura). Si tratta di un’indicazione che vi comunica il periodo dopo il quale un prodotto aperto può considerarsi scaduto e dannoso per la pelle e non solo. Se non sapete come riconoscerlo, si tratta del disegno di un barattolino aperto, solitamente collocato sul retro della confezione, sul quale è indicato il numero di mesi o anni che il prodotto può stare aperto. Ad esempio, se presenta la dicitura “12M”, va buttato ad un anno dall’apertura. Un piccolo consiglio: se tendete a dimenticare quando averte aperto i prodotti, al momento dell’apertura mettete una piccola etichetta con la data.

Vestiti usurati o della taglia sbagliata: è il momento di lasciar andare quel paio di pantaloni che mettevate tanti anni fa e vi stava tanto bene quando eravate più magri o più robusti! Quando tornerete a quella forma, se è quella a cui aspirate, vi premierete con un bel paio di pantaloni nuovi! Sarà un regalo meritato per voi stessi.

Scatole di elettrodomestici, garanzie scadute, istruzioni: controllate la data di acquisto dei dispositivi elettronici e degli elettrodomestici; se la loro garanzie è scaduta, non avete nessun motivo per tenere quelle ingombranti scatole e tutti quei moduli. Controllate anche se le istruzioni sono disponibili online: molto spesso è possibile trovare i pdf dei manuali. In questo caso, non avete nessun bisogno della copia cartacea!

Doppioni: siete davvero sicuri di avere bisogno di 5 cinte dello stesso colore? No, vero? Bravissimi, risposta esatta!

Email e foto: in una fase storica in cui ognuno di noi è portato a passare tanto tempo online, la nostra mente è appesantita non soltanto dalle cose materiali, ma anche dalla confusione “digitale”. Eliminare vecchie email, newsletter che non ci interessano, screenshot di cui non abbiamo più bisogno, foto che non ci interessano più, può alleggerire non soltanto la memoria del telefono, ma anche la nostra mente!

Come avete visto, si tratta di cose che è possibile buttare senza bisogno di pensare troppo e senza avere nessun rimpianto. Non mi meraviglierei se questo piccolo sprint iniziale fosse sufficiente a darvi la motivazione per liberarvi da pesi ancora più importanti, sia mentali che materiali!

mindfulness · simple living

L’importanza delle lunghe pause

Ho deciso di riprendere la scrittura del blog dopo diversi anni di silenzio. Per tanto tempo mi sono interrogata su quale fosse il contenuto migliore con cui ricominciare, su come spiegare tanta assenza a quelle poche persone che leggono, o leggeranno.

Ho poi realizzato che questa lunga pausa era essa stessa un contenuto.

Talvolta la vita ci chiede di riprendere fiato, di dire qualche “no” in più per creare spazio per respirare.

A volte realizziamo di aver detto di no a qualcosa di superfluo, di poco importante, non fondamentale, che lascia uno spazio migliore di quello che occupava.

Altre volte, come in questo caso, realizziamo che quella cosa alla quale abbiamo rinunciato, ci dava gioia, e lo spazio che occupava era proprio perfetto così com’era. Eccomi quindi di nuovo qui, con nuove cose da raccontarvi e nuovi pensieri da condividere con voi. Vi aspetto tra qualche giorno, per ricominciare a tenerci compagnia!

rituali · simple living

Esercizi di felicità: il diario della gratitudine.

Salve a tutti! La scorsa settimana vi ho parlato di un nuovo progetto: una serie di brevi esercizi da inserire nella vostra routine per ritrovare un po’ di serenità e rendere le vostre giornate più… felici! Alla base di questa idea, che potrebbe sembrare un po’ambiziosa, c’è la convinzione che ognuno di noi possa trovare la felicità nel proprio quotidiano e sentirsi bene con quello che già possiede, adottando dei piccoli accorgimenti che ci fanno riscoprire quello che abbiamo continuamente sotto gli occhi.

Il primo esercizio, che ha avuto un grandissimo impatto nella mia vita durante gli ultimi mesi, è il diario della gratitudine. Questa pratica prevede di scrivere in un diario personale, almeno una volta al giorno, qualcosa di cui siamo grati.

Non esiste una regola rigida. Personalmente amo scrivere ogni giorno tre cose di cui sono grata, in poche righe. Poiché non voglio che sia un compito, ma un momento piacevole da dedicare a me stessa, ho reso questa abitudine estremamente flessibile: ad esempio, nei periodi in cui sono più libera, cerco di scrivere tre cose la mattina e tre la sera. In questo momento, invece, mi trovo nella mia città per qualche settimana(il resto dell’anno vivo all’estero), e, dato che le giornate sono molto piene, scrivo una sola volta, nel tardo pomeriggio o quando gli impegni mi consentono di farlo con più calma. Talvolta scrivo di cose accadute durante la giornata, altre volte semplicemente delle cose che sono grata di avere nella mia vita.

Come sempre non esiste un modo giusto o sbagliato di scrivere il diario della gratitudine. Quello che vi consiglio di fare è di trovare un quaderno che vi piaccia particolarmente, di ritagliarvi un momento di calma e di sperimentare per qualche giorno, per trovare il modo e il tempo per voi più congeniali per mettere in pratica questa piccola abitudine, magari iniziando anche con una sola riga.

Lo scopo di questo esercizio è di creare un rituale che ci porti a riscoprire ed apprezzare quello che c’è viviamo di bello, quello che ci rende felici giorno dopo giorno, anche in periodo difficili, e di portare la nostra attenzione a quello che ci dà gioia e ci fa sentire bene.

Spero che questo esercizio vi faccia guardare alle vostre giornate con una luce nuova, come mi è successo quando l’ho scoperto. Vi auguro una settimana piena di gratitudine e gioia!

mindfulness

Mente e corpo: semplici pratiche di mindfulness da inserire nella tua giornata

Qualche giorno fa vi ho parlato del concetto di mindfulness, di cosa si tratta e di come mai è importante.

Anche se il termine si riferisce principalmente alla rispettiva tecnica di meditazione, prima ancora di imparare davvero a meditare, possiamo ritagliare dei piccoli momenti di consapevolezza nella nostra giornata, attraverso alcuni gesti che facciamo tutti i giorni.

Potenzialmente si potrebbe davvero applicare a qualsiasi attività, ma per ricchezza di sensazioni e sensi coinvolti, credo che alcune si prestino meglio a questo tipo di approccio e siano esempi chiari e familiari per tutti.

La pratica più esemplare, che non a caso è spesso riportata come rituale di mindfulness nei libri dedicati alla meditazione, è la tazza di tè. Quando preparate un té o una tisana, invece di mettere a bollire l’acqua e andare a fare altro, approfittate di qualche minuto per un momento di mindfulness: osservate le bollicine che si formano sul filo dell’acqua(o ascoltate il rumore del bollitore), il fumo che sale dal pentolino, e quando mettete l’acqua calda nella tazza, osservate l’acqua cambiare colore con l’infusione. Sentite la temperatura della tazza crescere e l’odore del tè diffondersi nella stanza. Cercate di bere il vostro tè seduti, con calma, sentendo il calore della bevanda quando la bevete, e il tepore che si diffonde nelle vostre mani.

Anche per un gesto più rapido, come il caffè, si può applicare una simile attenzione: osservate il caffè salire nella moka(o scendere dalla vostra macchina di espresso) prestate attenzione ai diversi colori del caffè e della schiuma, sentite l’aroma che si diffonde nella stanza. Se avete l’abitudine di zuccherarlo, cercate di sentire i granelli sciogliersi man mano che girate con il cucchiaino. Quando sorseggiate il caffè, fate attenzione a quali parti del vostro palato sono più stimolate dal sapore.

Questa stessa consapevolezza può essere applicata per qualsiasi cosa voi mangiate. Quando state per mangiare, prestate attenzione al cibo: prendetene una forchettata e, prima di mangiare, osservate la forma, il colore, sentite l’odore che si diffonde. Con ogni probabilità avvertirete la “smania” di mangiare, avrete il desiderio di mangiare il boccone il prima possibile. Fermatevi per prendere consapevolezza di questo pensiero, senza giudicarlo. Quando portate il boccone alla bocca, sentite la temperatura, la consistenza del cibo sulla lingua, quale parte del palato reagisce al tipo di sapore.

Una pratica un po’ più sfidante, per i ritmi e i mille stimoli di tutti i giorni, è quella di applicare la mindfulness ad una conversazione. Anche solo per qualche secondo, cercate di prestare la vostra completa attenzione e di dedicare tutti i sensi alla persona che avete di fronte. Cercate di isolarvi dai rumori, non guardate intorno a voi, dimenticate il telefono e concentratevi per un breve lasso di tempo sul vostro interlocutore. Ascoltate il tono della sua voce, osservate il modo di muoversi, i gesti delle mani, i cambiamenti di volume e di velocità del parlato in base a quello che sta dicendo, il modo di respirare, le reazioni fisiche e la postura che assume secondo le vostre risposte.

Per finire, una delle mie tecniche preferite, mi ricorda quando ero bambina. Quando vi mettete a letto, prestate attenzione alle sensazioni che avvertite: sentite il peso della coperta, il calore del corpo aumentare, il profumo delle lenzuola. Avvertite il vostro peso sul materasso, i muscoli rilassarsi e il vostro respiro rallentare. Sì, so cosa state pensando, è possibile che vi addormentiate… ma siete lì per questo, no?! 😉

Prima di lasciarvi ai vostri sogni, mi sento di dare un piccolo consiglio: se non avete mai meditato, né fatto esperienza di pratiche mindfulness, cercate di applicare una di queste tecniche per qualche giorno. Come tutte le buone abitudini, anche la mindfulness ha bisogno di tempo per diventare naturale. Rendere questa nuova pratica il più semplice possibile, con pochi secondi al giorno, vi aiuterà a introdurla con naturalezza nelle vostre giornate senza neanche rendervene conto. E ben presto sarete voi a portare l’attenzione della vostra mente a quello che per voi è più importante.

simple living

White space: regalatevi tempo.

 

Questa sera voglio parlarvi di uno stratagemma di slow living che può rendere le vostre giornate più leggere: il Whitespace.

Il termine Whitespace in tipografia è utilizzato per indicare lo spazio bianco in un’impaginazione: l’interlinea tra una riga e l’altra, lo spazio tra le parole, i margini ai lati del testo.

Vi sarà senz’altro capitato di trovarvi di fronte ad una pagina di testo molto fitta, con margini stretti e scritta in un unico paragrafo. La sensazione che ne deriva è di pesantezza, una pagina faticosa alla lettura. Con più whitespace la pagina “respira””, risulta più piacevole alla vista e alcuni elementi sono messi in risalto(per questo è spesso usato nella grafica pubblicitaria).

Ora immaginate una comune mattina. La sveglia suona alle 7:15. Dovete essere al lavoro alle 8. Se vi sbrigate a lavarvi non dovrebbero esserci problemi, quindi decidete di premere il tasto “posponi” e dormire altri 10 minuti. Vi alzate, preparate di corsa la borsa per la lezione di fitboxe: è solo dieci minuti dopo la fine del vostro turno, non potete certo tornare a casa. Non c’è tempo di preparare qualcosa da mangiare, ma non fa niente, mangerete a mensa. Vi fate una doccia veloce e alle 7:40 siete davanti alla porta, mandate giù un caffè, uscite e siete in macchina. Mentre maledite i bambini usciti dallo scuolabus che attraversano la strada in massa, vi accorgete di aver dimenticato la borsa. Pazienza, niente fitboxe. Una volta arrivati a lavoro, tutti i parcheggi vicini all’entrata sono presi. Entrate in ufficio trafelati alle 7:59 e il vostro collega vi ricorda che il capo ha chiesto di vedervi più tardi. Niente mensa, non fa niente, mangerete un tramezzino della caffetteria.

Come vi sentite a leggere questo paragrafo? Al di là della (voluta) mancanza di spazi nella scrittura, avrete certamente notato un’altra cosa. Soltanto leggendo questa piccola fotografia di una mattinata piuttosto comune, non vi sembra di avvertire un peso? (A me è venuta l’ansia soltanto a scriverlo!)

La prima volta che ho sentito il termine Whitespace, stavo ascoltando un episodio del podcast Slow your home, magnifico programma sullo slow living. L’ospite della puntata era Kelly Exeter, autrice di A life less frantic. Nel podcast, raccontava di una mattina come tante, in cui era andata in banca per sbrigare delle pratiche. Dopo aver aspettato in fila per molto tempo, l’impiegata ha accolto Kelly ringraziandola per la pazienza e dicendole che sapeva che non aveva tempo. Dopo aver detto all’impiegata che non c’era nessun problema e aver atteso per terminare la sua pratica, Kelly racconta di avere realizzato una cosa uscendo dalla banca: aveva tempo.

Ma che cos’è quindi il Whitespace e come possiamo introdurlo nella nostra vita?

Avere “spazio bianco” nelle nostre giornate significa creare dei momenti di vuoto, all’interno dei quali non abbiamo programmato nessuna attività. Avere dei momenti simili ci permette di fermarci, accumulare meno stress, fare le cose più lentamente o semplicemente dedicare più tempo ad una determinata attività.

Facciamo un esempio, riprendendo la mattinata di prima. La sveglia suona alle sei e mezza e vi alzate. Invece di un caffè riuscite a fare una bella colazione con calma. Vi ricordate che il capo vuole vedervi e non ci sarà tempo per la mensa. Vi preparate un’insalata di pollo e della frutta e la mettete in un sacchetto nel borsone della palestra, pronto sulla porta da ieri sera. Vi fate una lunga doccia rilassante e alle 7 e mezza siete pronti per uscire. C’è un po’ di traffico ma non c’è problema. Arrivate a lavoro alle 8 meno dieci, parcheggiate vicino all’entrata e incontrate il capo che sta parlando con il vostro collega e vi spiega già l’incarico di cui voleva parlarvi durante il vostro pranzo. Avrete la vostra pausa tutta per voi. Alla fine della giornata lavorativa, andate alla vostra lezione di fitboxe, tornate a casa e vi fate un’altra lunga doccia. Va meglio?

Come suggerisce Kelly, in questo articolo del blog, tutti noi possiamo creare degli spazi nella nostra giornata. Per farlo la cosa più importante è smettere di pianificare ogni singolo minuto, lasciare momenti di vuoto tra i diversi impegni, e prevedere dei tempi più lunghi per le attività che desideriamo portare a termine( a proposito, sapevate che studi scientifici dimostrano che non siamo capaci di stimare il tempo necessario per completare un’attività?).

Avere più “spazio”, come ricorda Kelly, ci porta ad avere più tempo, meno frustrazione e a spendere le energie in maniera migliore. “ Quando faccio qualcosa in  maniera più efficace ci metto meno tempo. E mentre prima avrei usato quel tempo liberato dalla mia efficienza per fare qualcos’altro, adesso uso quel tempo per fare… niente. Oppure per fare quello che sento(di fare). “Quello che sento” potrebbe essere completare la mia attività più lentamente. Potrebbe essere perdere tempo su Facebook o Instagram. Potrebbe essere sedermi sul balcone cinque minuti. A volte utilizzo quel tempo per un imprevisto, del quale sono in grado di occuparmi senza rabbia o frustrazione, perché ora ho lo spazio e il tempo per farlo.”

Provate quindi, per questa settimana, a prevedere dei tempi più lunghi per le vostre attività, a non pianificare in sequenza ognuno dei vostri impegni minuto per minuto, a ritagliare dei momenti tra un compito e l’altro per prendervela comoda o semplicemente fermarvi e respirare. E se vedete dei benefici, chissà, potreste fare degli spazi bianchi nelle vostre agende una buona abitudine!

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Simple living: di cosa si tratta?

Buongiorno! Anche il post di oggi sarà dedicato ad una brevissima introduzione di uno dei temi chiave del blog: il simple living.

Il concetto di simple living è ancora più vasto e fluido di quello di minimalismo. Può essere tradotto in italiano come “vita semplice”(traduzione che non amo molto),  ed è indicato talvolta come “semplicità volontaria”. In generale, indica un processo di semplificazione del proprio stile di vita intervenendo su diversi aspetti, quali la riduzione dei propri oggetti, la semplificazione della propria dieta, la gestione del tempo, la riduzione dell’impatto sull’ambiente.

Anche il simple living si declina nei modi più disparati: tra le persone che hanno abbracciato il simple living si possono trovare gli esempi più “estremi”, come chi ha deciso di vivere in una tiny house, chi ha lasciato il proprio lavoro per diventare un lavoratore nomade, o chi è riuscito a produrre un solo barattolo di rifiuti in un intero anno. Ma di nuovo, il simple living non ha regole o limiti, e può essere applicato da ognuno nella vita di tutti i giorni, senza necessariamente comportare dei cambiamenti radicali, e può portare benefici nella propria salute, nel livello di stress, nelle nostre relazioni con gli altri, nelle proprie finanze.

 I cambiamenti che si possono apportare, le tecniche da utilizzare, le aree da poter semplificare con l’aiuto del simple living sono innumerevoli e ve ne parlerò nei futuri post del blog.

Come per il minimalismo, l’aspetto più importante del simple living è che non si tratta di un fine, ma uno strumento pratico per poter vivere una vita più serena, significativa ed intenzionale.