mindfulness · simple living

L’importanza delle lunghe pause

Ho deciso di riprendere la scrittura del blog dopo diversi anni di silenzio. Per tanto tempo mi sono interrogata su quale fosse il contenuto migliore con cui ricominciare, su come spiegare tanta assenza a quelle poche persone che leggono, o leggeranno.

Ho poi realizzato che questa lunga pausa era essa stessa un contenuto.

Talvolta la vita ci chiede di riprendere fiato, di dire qualche “no” in più per creare spazio per respirare.

A volte realizziamo di aver detto di no a qualcosa di superfluo, di poco importante, non fondamentale, che lascia uno spazio migliore di quello che occupava.

Altre volte, come in questo caso, realizziamo che quella cosa alla quale abbiamo rinunciato, ci dava gioia, e lo spazio che occupava era proprio perfetto così com’era. Eccomi quindi di nuovo qui, con nuove cose da raccontarvi e nuovi pensieri da condividere con voi. Vi aspetto tra qualche giorno, per ricominciare a tenerci compagnia!

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rituali · simple living

Esercizi di felicità: il diario della gratitudine.

Salve a tutti! La scorsa settimana vi ho parlato di un nuovo progetto: una serie di brevi esercizi da inserire nella vostra routine per ritrovare un po’ di serenità e rendere le vostre giornate più… felici! Alla base di questa idea, che potrebbe sembrare un po’ambiziosa, c’è la convinzione che ognuno di noi possa trovare la felicità nel proprio quotidiano e sentirsi bene con quello che già possiede, adottando dei piccoli accorgimenti che ci fanno riscoprire quello che abbiamo continuamente sotto gli occhi.

Il primo esercizio, che ha avuto un grandissimo impatto nella mia vita durante gli ultimi mesi, è il diario della gratitudine. Questa pratica prevede di scrivere in un diario personale, almeno una volta al giorno, qualcosa di cui siamo grati.

Non esiste una regola rigida. Personalmente amo scrivere ogni giorno tre cose di cui sono grata, in poche righe. Poiché non voglio che sia un compito, ma un momento piacevole da dedicare a me stessa, ho reso questa abitudine estremamente flessibile: ad esempio, nei periodi in cui sono più libera, cerco di scrivere tre cose la mattina e tre la sera. In questo momento, invece, mi trovo nella mia città per qualche settimana(il resto dell’anno vivo all’estero), e, dato che le giornate sono molto piene, scrivo una sola volta, nel tardo pomeriggio o quando gli impegni mi consentono di farlo con più calma. Talvolta scrivo di cose accadute durante la giornata, altre volte semplicemente delle cose che sono grata di avere nella mia vita.

Come sempre non esiste un modo giusto o sbagliato di scrivere il diario della gratitudine. Quello che vi consiglio di fare è di trovare un quaderno che vi piaccia particolarmente, di ritagliarvi un momento di calma e di sperimentare per qualche giorno, per trovare il modo e il tempo per voi più congeniali per mettere in pratica questa piccola abitudine, magari iniziando anche con una sola riga.

Lo scopo di questo esercizio è di creare un rituale che ci porti a riscoprire ed apprezzare quello che c’è viviamo di bello, quello che ci rende felici giorno dopo giorno, anche in periodo difficili, e di portare la nostra attenzione a quello che ci dà gioia e ci fa sentire bene.

Spero che questo esercizio vi faccia guardare alle vostre giornate con una luce nuova, come mi è successo quando l’ho scoperto. Vi auguro una settimana piena di gratitudine e gioia!

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Mente e corpo: semplici pratiche di mindfulness da inserire nella tua giornata

Qualche giorno fa vi ho parlato del concetto di mindfulness, di cosa si tratta e di come mai è importante.

Anche se il termine si riferisce principalmente alla rispettiva tecnica di meditazione, prima ancora di imparare davvero a meditare, possiamo ritagliare dei piccoli momenti di consapevolezza nella nostra giornata, attraverso alcuni gesti che facciamo tutti i giorni.

Potenzialmente si potrebbe davvero applicare a qualsiasi attività, ma per ricchezza di sensazioni e sensi coinvolti, credo che alcune si prestino meglio a questo tipo di approccio e siano esempi chiari e familiari per tutti.

La pratica più esemplare, che non a caso è spesso riportata come rituale di mindfulness nei libri dedicati alla meditazione, è la tazza di tè. Quando preparate un té o una tisana, invece di mettere a bollire l’acqua e andare a fare altro, approfittate di qualche minuto per un momento di mindfulness: osservate le bollicine che si formano sul filo dell’acqua(o ascoltate il rumore del bollitore), il fumo che sale dal pentolino, e quando mettete l’acqua calda nella tazza, osservate l’acqua cambiare colore con l’infusione. Sentite la temperatura della tazza crescere e l’odore del tè diffondersi nella stanza. Cercate di bere il vostro tè seduti, con calma, sentendo il calore della bevanda quando la bevete, e il tepore che si diffonde nelle vostre mani.

Anche per un gesto più rapido, come il caffè, si può applicare una simile attenzione: osservate il caffè salire nella moka(o scendere dalla vostra macchina di espresso) prestate attenzione ai diversi colori del caffè e della schiuma, sentite l’aroma che si diffonde nella stanza. Se avete l’abitudine di zuccherarlo, cercate di sentire i granelli sciogliersi man mano che girate con il cucchiaino. Quando sorseggiate il caffè, fate attenzione a quali parti del vostro palato sono più stimolate dal sapore.

Questa stessa consapevolezza può essere applicata per qualsiasi cosa voi mangiate. Quando state per mangiare, prestate attenzione al cibo: prendetene una forchettata e, prima di mangiare, osservate la forma, il colore, sentite l’odore che si diffonde. Con ogni probabilità avvertirete la “smania” di mangiare, avrete il desiderio di mangiare il boccone il prima possibile. Fermatevi per prendere consapevolezza di questo pensiero, senza giudicarlo. Quando portate il boccone alla bocca, sentite la temperatura, la consistenza del cibo sulla lingua, quale parte del palato reagisce al tipo di sapore.

Una pratica un po’ più sfidante, per i ritmi e i mille stimoli di tutti i giorni, è quella di applicare la mindfulness ad una conversazione. Anche solo per qualche secondo, cercate di prestare la vostra completa attenzione e di dedicare tutti i sensi alla persona che avete di fronte. Cercate di isolarvi dai rumori, non guardate intorno a voi, dimenticate il telefono e concentratevi per un breve lasso di tempo sul vostro interlocutore. Ascoltate il tono della sua voce, osservate il modo di muoversi, i gesti delle mani, i cambiamenti di volume e di velocità del parlato in base a quello che sta dicendo, il modo di respirare, le reazioni fisiche e la postura che assume secondo le vostre risposte.

Per finire, una delle mie tecniche preferite, mi ricorda quando ero bambina. Quando vi mettete a letto, prestate attenzione alle sensazioni che avvertite: sentite il peso della coperta, il calore del corpo aumentare, il profumo delle lenzuola. Avvertite il vostro peso sul materasso, i muscoli rilassarsi e il vostro respiro rallentare. Sì, so cosa state pensando, è possibile che vi addormentiate… ma siete lì per questo, no?! 😉

Prima di lasciarvi ai vostri sogni, mi sento di dare un piccolo consiglio: se non avete mai meditato, né fatto esperienza di pratiche mindfulness, cercate di applicare una di queste tecniche per qualche giorno. Come tutte le buone abitudini, anche la mindfulness ha bisogno di tempo per diventare naturale. Rendere questa nuova pratica il più semplice possibile, con pochi secondi al giorno, vi aiuterà a introdurla con naturalezza nelle vostre giornate senza neanche rendervene conto. E ben presto sarete voi a portare l’attenzione della vostra mente a quello che per voi è più importante.

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White space: regalatevi tempo.

 

Questa sera voglio parlarvi di uno stratagemma di slow living che può rendere le vostre giornate più leggere: il Whitespace.

Il termine Whitespace in tipografia è utilizzato per indicare lo spazio bianco in un’impaginazione: l’interlinea tra una riga e l’altra, lo spazio tra le parole, i margini ai lati del testo.

Vi sarà senz’altro capitato di trovarvi di fronte ad una pagina di testo molto fitta, con margini stretti e scritta in un unico paragrafo. La sensazione che ne deriva è di pesantezza, una pagina faticosa alla lettura. Con più whitespace la pagina “respira””, risulta più piacevole alla vista e alcuni elementi sono messi in risalto(per questo è spesso usato nella grafica pubblicitaria).

Ora immaginate una comune mattina. La sveglia suona alle 7:15. Dovete essere al lavoro alle 8. Se vi sbrigate a lavarvi non dovrebbero esserci problemi, quindi decidete di premere il tasto “posponi” e dormire altri 10 minuti. Vi alzate, preparate di corsa la borsa per la lezione di fitboxe: è solo dieci minuti dopo la fine del vostro turno, non potete certo tornare a casa. Non c’è tempo di preparare qualcosa da mangiare, ma non fa niente, mangerete a mensa. Vi fate una doccia veloce e alle 7:40 siete davanti alla porta, mandate giù un caffè, uscite e siete in macchina. Mentre maledite i bambini usciti dallo scuolabus che attraversano la strada in massa, vi accorgete di aver dimenticato la borsa. Pazienza, niente fitboxe. Una volta arrivati a lavoro, tutti i parcheggi vicini all’entrata sono presi. Entrate in ufficio trafelati alle 7:59 e il vostro collega vi ricorda che il capo ha chiesto di vedervi più tardi. Niente mensa, non fa niente, mangerete un tramezzino della caffetteria.

Come vi sentite a leggere questo paragrafo? Al di là della (voluta) mancanza di spazi nella scrittura, avrete certamente notato un’altra cosa. Soltanto leggendo questa piccola fotografia di una mattinata piuttosto comune, non vi sembra di avvertire un peso? (A me è venuta l’ansia soltanto a scriverlo!)

La prima volta che ho sentito il termine Whitespace, stavo ascoltando un episodio del podcast Slow your home, magnifico programma sullo slow living. L’ospite della puntata era Kelly Exeter, autrice di A life less frantic. Nel podcast, raccontava di una mattina come tante, in cui era andata in banca per sbrigare delle pratiche. Dopo aver aspettato in fila per molto tempo, l’impiegata ha accolto Kelly ringraziandola per la pazienza e dicendole che sapeva che non aveva tempo. Dopo aver detto all’impiegata che non c’era nessun problema e aver atteso per terminare la sua pratica, Kelly racconta di avere realizzato una cosa uscendo dalla banca: aveva tempo.

Ma che cos’è quindi il Whitespace e come possiamo introdurlo nella nostra vita?

Avere “spazio bianco” nelle nostre giornate significa creare dei momenti di vuoto, all’interno dei quali non abbiamo programmato nessuna attività. Avere dei momenti simili ci permette di fermarci, accumulare meno stress, fare le cose più lentamente o semplicemente dedicare più tempo ad una determinata attività.

Facciamo un esempio, riprendendo la mattinata di prima. La sveglia suona alle sei e mezza e vi alzate. Invece di un caffè riuscite a fare una bella colazione con calma. Vi ricordate che il capo vuole vedervi e non ci sarà tempo per la mensa. Vi preparate un’insalata di pollo e della frutta e la mettete in un sacchetto nel borsone della palestra, pronto sulla porta da ieri sera. Vi fate una lunga doccia rilassante e alle 7 e mezza siete pronti per uscire. C’è un po’ di traffico ma non c’è problema. Arrivate a lavoro alle 8 meno dieci, parcheggiate vicino all’entrata e incontrate il capo che sta parlando con il vostro collega e vi spiega già l’incarico di cui voleva parlarvi durante il vostro pranzo. Avrete la vostra pausa tutta per voi. Alla fine della giornata lavorativa, andate alla vostra lezione di fitboxe, tornate a casa e vi fate un’altra lunga doccia. Va meglio?

Come suggerisce Kelly, in questo articolo del blog, tutti noi possiamo creare degli spazi nella nostra giornata. Per farlo la cosa più importante è smettere di pianificare ogni singolo minuto, lasciare momenti di vuoto tra i diversi impegni, e prevedere dei tempi più lunghi per le attività che desideriamo portare a termine( a proposito, sapevate che studi scientifici dimostrano che non siamo capaci di stimare il tempo necessario per completare un’attività?).

Avere più “spazio”, come ricorda Kelly, ci porta ad avere più tempo, meno frustrazione e a spendere le energie in maniera migliore. “ Quando faccio qualcosa in  maniera più efficace ci metto meno tempo. E mentre prima avrei usato quel tempo liberato dalla mia efficienza per fare qualcos’altro, adesso uso quel tempo per fare… niente. Oppure per fare quello che sento(di fare). “Quello che sento” potrebbe essere completare la mia attività più lentamente. Potrebbe essere perdere tempo su Facebook o Instagram. Potrebbe essere sedermi sul balcone cinque minuti. A volte utilizzo quel tempo per un imprevisto, del quale sono in grado di occuparmi senza rabbia o frustrazione, perché ora ho lo spazio e il tempo per farlo.”

Provate quindi, per questa settimana, a prevedere dei tempi più lunghi per le vostre attività, a non pianificare in sequenza ognuno dei vostri impegni minuto per minuto, a ritagliare dei momenti tra un compito e l’altro per prendervela comoda o semplicemente fermarvi e respirare. E se vedete dei benefici, chissà, potreste fare degli spazi bianchi nelle vostre agende una buona abitudine!

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Mindfulness. L’arte di vivere il momento presente.

Pensate all’ultima volta che vi siete fermati di fronte ad un paesaggio che amate. Magari di fronte al mare al tramonto. Avete osservato la luce riflessa del sole sull’acqua, sentito il vento sul viso, avete ascoltato il rumore delle onde e il canto dei gabbiani e guardato le impronte che i vostri piedi lasciavano sulla sabbia.

Quella che avete appena ricordato, oltre ad essere forse un momento felice,  è un’esperienza di mindfulness.

Ma non è necessario andare lontano per vivere un’esperienza simile. Con il termine mindfulness, tradotto in italiano come consapevolezza, attenzione cosciente, si indica un insieme di pratiche meditative rivolte a portare tutta la nostra attenzione al momento presente. Sebbene il termine sia utilizzato principalmente per descrivere un tipo di meditazione, le tecniche e i principi che la caratterizzano possono essere applicati a qualsiasi momento e qualsiasi gesto della nostra giornata: dall’avvertire i movimenti legati al nostro respiro, al preparare una tazza di tè, fino al semplice atto di prestare ascolto alla persona che sta parlando con noi. Il principio base della mindfulness è appunto la consapevolezza,  l’osservazione non giudicante, l’attenzione totale dedicata al momento che stiamo vivendo.

Simili pratiche portano a innumerevoli benefici: da un diverso approccio allo stress, ad un miglioramento del sonno, da una maggiore concentrazione nello studio e nel lavoro fino a relazioni più serene e un profondo senso di serenità.

Parleremo presto di come integrare la mindfulness nella vostra giornata e del perché mindfulness, minimalismo e simple living camminano a braccetto.

Ma oggi vorrei lasciarvi con un piccolo esercizio: sedetevi sulla vostra sedia preferita, chiudete gli occhi e concentratevi sul vostro respiro. Prestategli  un solo minuto, uno solo, di attenzione: in che parte del corpo lo sentite maggiormente, è breve o lungo, profondo o affannato. Cercate soltanto di ascoltarlo e percepirlo, senza nessun giudizio, e senza cercare di cambiarlo. Un solo minuto, poi tornate alla vostra giornata. Semplice, no?!